sabato 14 aprile 2012

Il Curvometro Cervinarese del 14.04.12


Due premesse.

Prima: da parte nostra il dispiacere per la morte di questo ragazzo è grande ed il rispetto per la sua persona è totale ed incondizionato.

Seconda: che si giochi o meno Cervinara-Montesarchio a noi interessa, ma il rinvio non ci cambia la vita. Freniamo fin da subito le inutili polemiche, che qualcuno superficialmente potrebbe pensare: “dite così perché vi interessa andare alla partita”.

Nel merito della questione, distingueremo due piani diversi: uno è quello della morte, del dolore, della disperazione di parenti, amici, compagni di squadra e di appassionati di sport. Un dolore che merita rispetto e anche condivisione.

L’altro piano è quello della decisione della FIGC. Una decisione che, per noi, è piena di ipocrisia e di incoerenza.

Per due ragioni.

La prima è che la morte è spesso presente nelle nostre vite, direttamente o non. Ogni giorno, ogni mattina, su ogni autostrada, nei quartieri, sui posti di lavoro, in tante serate di divertimento e non solo. Eppure, ne siamo spesso indifferenti. Talvolta, come oggi, non lo siamo. Allora, ci chiediamo cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Fermarsi sempre o andare avanti sempre, seppur nel massimo rispetto del dramma e del dolore? Una scelta difficile, dura, che non si presta a superficiali generalizzazioni.

Quella di oggi è una decisione che proviene da un soggetto istituzionale che ha sempre e solo puntato al proprio interesse e mai ai valori umani.

E quando invece, raramente, così non ha fatto, come in questa occasione, lo ha fatto solo perché risultava più conveniente agli occhi esterni apparire in un determinato modo.

La decisione della Federazione è dettata da un unico motivo di fondo, cioè il fatto che si sia trattato di una morte mediatica (involontariamente, per Morosini, ma comunque televisiva, perché avvenuta davanti agli occhi delle telecamere), e che quindi meritava, nella loro ottica, una risposta comunque mediatica. Quella che hanno dato. Far vedere e far credere che il calcio moderno abbia un volto umano e un'etica.

Quando invece quel volto non l’ha mai avuto: non il giorno dell’Heysel, non quello della morte di Gabriele Sandri, non il giorno della morte di Vincenzo Spagnolo o di Sergio Ercolano. Potremo andare avanti per ore.

Casualmente, però, questa presunta umanità del calcio moderno venne riscoperta il giorno della morte di Raciti (che portava una divisa di stato), oppure il giorno della drammatica morte di uno sfortunato giovane calciatore (che portava la divisa di una squadra di calcio). Quando manca una qualche divisa, la morte (per loro) non vale nulla. Da parte nostra che se ne vadano a quel paese, loro e le loro decisioni.

Credete forse che se Morosini fosse morto tre o quattro giorni fa, in un incidente stradale o anche durante una corsa di allenamento, avrebbero rinviato tutte le manifestazioni calcistiche del fine settimana? Ma neanche per sogno… Se qualcuno pensa che quello di oggi sia un gesto di riscoperta umanità, sbaglia di grosso..

Ci teniamo i nostri dubbi, le nostre riflessioni, nel rispetto più assoluto di quel ragazzo e della sua tragica fine, ma nella consapevolezza che tanti di quelli che oggi in televisione appaiono tristi e commossi sono soltanto i burattini dei burattinai di uno squallido carrozzone, spinto dal denaro e dagli interessi. Non hanno alcun titolo per mostrarsi moralizzatori nei confronti di chi non condivide la loro ipocrisia.

Ciao, Piermario.


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